Lo stato vaticano nasconde migliaia di potenziali evasori




Lo Stato Città del Vaticano nasconde all’Italia migliaia di potenziali evasori fiscali o, nella peggiore delle ipotesi, riciclatori di capitali sporchi. Probabilmente all’insaputa di papa Francesco, l’Autorità di informazione finanziaria, Aif, diretta dallo svizzero René Brulhart si rifiuta da mesi di collaborare con l’Agenzia delle dogane e non fornisce all’Italia i nomi delle migliaia di persone che hanno prelevato importi considerevoli in contanti allo Ior e che poi li hanno introdotti nel territorio italiano senza dichiararlo alla Dogana, violando la nostra legge antiririclaggio.



In due anni ci sono ben 3669 dichiarazioni non presentate per altrettanti flussi che violano la legge dal Vaticano verso l’Italia. Il 22 maggio 2013 l’Autorità d’informazione finanziaria della Città del Vaticano ha pubblicato il primo rapporto annuale 2012 sulle attività per la prevenzione e il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo nel quale è stato reso noto, tra l’altro, il numero delle dichiarazioni valutarie (e non i relativi importi) ricevute, in ingresso e in uscita dal territorio della Città del Vaticano, negli anni 2011 e 2012. Ecco i dati dell’Aif: nel 2011 ci sono state 658 dichiarazioni in entrata (da Italia a Vaticano) e 1894 in uscita (da Vaticano a Italia) mentre nel 2012 ci sono state 598 dichiarazioni in entrata e 1782 in uscita verso l’Italia.

A questi numeri dovrebbero corrispondere esattamente altrettante simmetriche dichiarazioni alla Dogana italiana. Poiché ogni volta che qualcuno esce dal Vaticano con un importo di contanti superiore a 10 mila euro deve dichiararlo due volte: prima all’Aif dello Stato vaticano poi alla Dogana italiana. E viceversa per i flussi inversi.

Insomma, i conti non tornano e la nostra Agenzia delle Entrate sta pensando di rinforzare i controlli alla frontiera per fermare questo flusso anomalo di capitali.

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